Image Credit: Collin Key - http://www.flickr.com/photos/collin_key/2844884213/
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La Turchia è un paese di cui si dice tutto ed il contrario di tutto: dall’essere considerata un paese “arabo” e contemporaneamente un paese “europeo”; dall’essere un modello avanzato di democrazia islamica, all’essere il luogo in cui “cova” il neo-ottomanesimo; dall’essere all’avanguardia nelle politiche economiche e sociali, all’essere  un regime statalista che vuole sottomettere le donne.

Si sa, è storia, che l’Italia ha da sempre un rapporto catulliano con questo paese. Un passato fatto di esperienze commerciali proficue ma anche di accaniti scontri. Esperienze e ricordi spesso collegati ad un periodo in cui questo paese era governato dalla dinastia ottomana che, serve ricordarlo, ha qui dominato sino agli inizi del 900 per poi essere sostituita nel 1923 dalla Repubblica di Turchia.

Ultimamente si continua a sostenere che l’attuale governo moderato-islamico stia operando per una “islamizzazione” del paese portando a prova di questo alcune disposizioni di legge, come ad esempio il togliere il divieto di portare il velo nei pubblici uffici. Si dice anche di uno Governo autoritario che tende a mettere in silenzio le voci contrarie; anche da questo punto di vista è tutto vero e tutto falso allo stesso tempo.

Nonostante il focus principale sulla Tunisia, la recente ricerca su sette paesi a prevalenza mussulmana (“The birthpale of the Arab Spring: values and perceptions of the tunisian public in a comparative perspective”)  effettuata dall’Istituto delle Ricerche sociali dell’Università del Michigan offre probabilmente uno strumento per capire meglio la Turchia da un punto di vista sociale.

La ricerca affronta diversi aspetti ed è molto dettagliata. Qui ci soffermiamo su due aspetti:

  1. il rapporto tra i sessi e la percezione della donna, con il collegato problema della parità di diritti;
  2. la visione della politica ed il ruolo della religione.

N.B. Tutti grafici sono stati tratti dalla ricerca dell’università del Michigan.

Il rapporto tra sessi

A quanto emerge dalla ricerca, sebbene vi siano tendenze che derivano da un modello sociale patriarcale, tra i paesi analizzati, la Turchia registra l’indice pıù alto per la uguaglianza tra i sessi. Ecco alcune evidenze:

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Secolarismo e democrazia

Oltre il 75% dei Turchi ritiene che il paese debba mantenere una separazione netta tra Stato e Religione, anche se non guarda ad un modello occidentale da cui, invece, preferisce adottare la tecnologia.

Relativamente alla democrazia, questa è vista come un valore imprescindibie e, con tutti i suoi limiti, l’unico modello adottabile. Questo si riflette nella propensione ad un sistema legislativo che si basi sui desideri dei cittadini e non su regole dettate dalla religione. Di conseguenza solo una piccola percentuale dei Turchi vorrebbe un governo basato sulla Shari’a. Tendenza che si riflette anche nel giudizio sui politici che, a quanto emerge, dovrebbero perseguire gli interessi nazionali e non il punto di vista religioso. Anche l’autoritarismo sembra raccogliere pochi consensi, sia sotto la forma dell’uomo-forte sia sotto quella di uno stato guidato dall’esercito.

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Conclusioni

La Turchia è sicuramente un paese a due volti, in cui però sembra emergere un modello abbastanza distante dalla percezione comunemente diffusa. E’ un paese legato molto al secolarismo, ma che a favore di questo non dimentica le proprie tradizioni religiose. Il rapporto, in alcune parti non citate in questo post, fotografa anche un paese molto legato alla propria identità mussulmana e per taluni aspetti non molto tollerante nei confronti di altre fedi. Questo aspetto, che pare essere in contraddizione con lo spirito secolare che emerge altrove, in realtà è proprio indice di quella netta separazione tra mondo religioso e società organizzata in cui i due aspetti tendono a non mescolarsi e dove, comunque, è l’interesse nazionale a far da guida, più di quello religioso.