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Terrore a Istanbul. 36 41 morti e 146 239 feriti il bilancio dell’attentato che ha colpito ieri l’aeroporto internazionale Atatürk a Istanbul. L’attentato, nelle modalità con cui è stato perpetrato, ricorda molto quello avvenuto a Bruxelles a Marzo e che ha fatto subito orientare alla matrice jihadista.

Sebbene non ci siano ricostruzioni ufficiali dell’accaduto, a quanto si apprende dai media, un commando di tre persone si sono fatte esplodere in tre punti e in tre momenti differenti in una azione che sembra essere stata meticolosamente coordinata.

Il primo, probabilmente sceso da un taxi, si è fatto esplodere all’ingresso degli arrivi internazionali generando panico del quale si sarebbe approfittato il secondo attentatore che, armato di kalaşnikof, avrebbe tentato di forzare i primi controlli di sicurezza facendosi saltare in aria proprio all’ingresso dei varchi.

Il terzo attentatore, invece, è stato intercettato da un poliziotto che gli ha sparato e lo ha atterrato. Nel filmato che circola in rete, al momento l’area è vuota. Il poliziotto, dopo averlo colpito, inizialmente si avvicina ma subito si allontana avendo notato, probabilmente, che l’uomo aveva una cintura esplosiva. Pochi secondi dopo, infatti, l’uomo a terra si fa esplodere.

 

Alcune fonti parlano di un commando di 7 persone composto dai tre suicidi, una donna (al momento in stato di fermo) ed altri tre in fuga. Alcuni ipotizzano che l’attacco sia collegato al processo di distensione della Turchia con Israele e la Russia ma sembra poco probabile, perché una azione coordinata come questa richiede di sicuro una preparazione più lunga. Piuttosto potrebbe essere legato all’intensificarsi delle azioni contro l’ISIS al confine siriano e iracheno. Non va esclusa, comunque, la possibilità di una cellula indipendente sempre collegata a DAEŞ.

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