Prostituzione Turchia / Quattro miliardi di dollari. A tanto ammonta il mercato della prostituzione in Turchia, settore che conta 100.000 professioniste del sesso, di cui 3.000 impiegate in 56 bordelli, 15.000 registrate presso la polizia e 30.000 in attesa di licenza.

Prostituzione Turchia

In un paese altamente conservatore ed in cui l’etica e la morale pubblica sono parte dell’iniziativa politica del paese, sembra quasi un controsenso. Eppure la Prostituzione in Turchia non solo è legale, ma contribuisce con 4 miliardi di dollari al prodotto interno lordo del paese. Gli ultimi dati disponibili risalenti ormai a 12 anni fa e rilevati dalla stessa Camera di Commercio di Ankara, parlano di un settore che impiega all’incirca 100.000 professioniste di cui 3.000 occupate in case di tolleranza, 15.000 registrate presso la polizia e 30.000 in attesa di licenza da parte del Governo.

L’attività di “lavoratrici del sesso” è regolata dall’art. 227 del Codice Penale Turco (legge 5237) che determina anche i limiti della professione. Il quadro normativo, infatti, prevede che chi vuole esercitare il “mestiere più antico del mondo” debba ottenere una apposita licenza da parte del Ministero della Salute, sottoporsi a regolari controlli medici e, ovviamente, pagare le tasse sul reddito prodotto.

La presenza del sistema di doveri, di contro, porta un insieme di diritti che spettano alle lavoratrici come, non ultimo, il diritto a maturare i requisiti per il pensionamento. Il Tribunale di Izmir  ha recentemente condannato il titolare di un bordello al versamento dei contributi SGK (il corrispettivo dell’INPS) a seguito della denuncia di alcune professioniste allo stesso ente previdenziale. Durante l’indagine, il SGK ha appurato come 1800 lavoratrici non fossero in regola con i contributi. A seguito dell’azione, 500 di queste hanno potuto maturare il diritto al pensionamento [Hürriyet Daily News, 08/11/2016].

La normativa turca, inoltre, regola strettamente i luoghi del sesso. Le case di tolleranza, così come gli strip club, devono ottenere, allo stesso modo delle professioniste, apposita autorizzazione da parte delle autorità locali. La gestione abusiva di tali luoghi porta alla detenzione e molto spesso con l’aggravante dello sfruttamento della prostituzione. Ad essere puniti, in questo caso, non sono solo i gestori illegali ma anche le lavoratrici, spesso abusive e frutto della tratta delle schiave provenienti principalmente dai paesi dell’est Europa (Moldavia, Ucraina, Romania, Bielorussia) e dei paesi turcofoni, come Turkmenistan, Kyrgyzstan e Kazakistan.

Il problema della prostituzione illegale e dello sfruttamento è in forte ascesa nel paese. Alcuni rapporti del 2006 parlano di circa 5.000 donne sfruttare, principalmente Ucraine e Moldave. Tra le cause dello sviluppo del fenomeno di sfruttamento, secondo l’Associazione per i diritti delle Prostitute, il fatto che dal 2002 (anno in cui sale al potere per la prima volta AKP) non vengono  rilasciate nuove licenze, costringendo le lavoratrici del sesso ad andare “per strada” [Hürriyet Daily News, 04/14/2013].

L’età anagrafica delle prostitute, sempre Secondo i dati della Camera di Commercio di Ankara, va dai 15 ai 40 anni. Il mancato rilascio di nuove licenze ed il progressivo pensionamento delle attuali professioniste, sembra voler perseguire l’esaurimento del settore portandolo alla scomparsa, senza esplicitamente abolirlo. Questo, però, pare dare ulteriore impulso alle attività clandestine ed illegali che si sta aggravando ulteriormente con l’arrivo dei profughi dalla Siria. Secondo un report preparato dal partito di opposizione CHP, presentato lo scorso Aprile, in 13 anni la prostituzione è aumentata del 790%.

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