“Ma la cosa potrebbe estendersi a tutta la Turchia? Alla fine mi pare di capire che siete in guerra”

No, non siamo in guerra (non come credete voi)

Ieri sera ho ricevuto numerosi messaggi da parte di amici preoccupati alla notizia dell’esplosione che è avvenuta ieri ad Ankara, chiedendomi se fossi in zona sicura. Ovviamente li ho tranquillizzati dicendo che Izmir (Smirne) si trova a circa 600 chilometri di distanza e, quindi, di non essere in pericolo.

Una delle risposte, però, mi ha fatto sobbalzare: “Ma la cosa potrebbe estendersi a tutta la Turchia? Alla fine mi pare di capire che siete in guerra”.

Seguo anche io la stampa italiana e, se non vivessi qui, probabilmente mi sarei fatto la medesima opinione. Purtroppo l’informazione sulla Turchia è continuamente viziata da mezze verità, poco documentate e più votate al sensazionalismo che a cercare di far capire come stanno le cose.

Se già è difficile raccapezzarsi stando nel paese dove le cose succedono, figuriamoci se le stesse informazioni ti vengono raccontate per interposta persona e se, questa persona, magari monta il servizio utilizzando le immagini delle agenzie, copia incollando comunicati stampa senza la minima conoscenza diretta di ciò che avviene o, peggio, selezionando solo quelle informazioni atte a sostenere la propria tesi.

Quindi alla osservazione “Mi pare di capire che siete in guerra”, la mia risposta è: “No, non siamo in guerra”, se per guerra intendiamo situazioni simili a quella attualmente in corso in Siria.

Oggi la Turchia ha sicuramente delle zone calde, come quelle dell’est, dove è in corso un conflitto tra lo Stato Turco e i terroristi del PKK ma, al momento, questo conflitto è, appunto, circoscritto. Nel contempo ai confini con la Siria è in corso una delle più imponenti operazioni umanitarie che il mondo abbia conosciuto, dove si stanno portando in salvo quotidianamente decine di migliaia di profughi siriani e dove, così come mi è stato raccontato da un connazionale che ha visto di persona i campi, il Governo di Ankara sta facendo un lavoro eccellente.

Per il rimanente 80% del territorio, la situazione è esattamente la stessa che ciascuno può sperimentare in qualsiasi altro paese europeo. Certo, negli ultimi mesi la Turchia è stata vittima di attentati, ma allo stesso modo in cui lo è stata anche la Francia o la Germania.

E’ evidente che, data la posizione geografica e socio-politica del paese, la Turchia possa essere più esposta rispetto alle nazioni continentali, che le probabilità di attentati possano essere maggiori e che le situazioni di tensione ai confini possano essere più frequenti.

Va ricordato, tuttavia, che il Paese confina con due stati (Iraq e Siria) dove sono realmente in atto conflitti i cui “giocatori”, ricordiamo anche quello, sono paesi quali Russia, Stati Uniti, Francia e, a breve, Arabia Saudita da un lato, e una miriade di eserciti di diversa estrazione dall’altra.

Per concludere, la Turchia sta vivendo un periodo di tensione ma non è un paese, al momento, in guerra e la sicurezza interna è sicuramente molto più efficace rispetto a molte altre nazioni europee. Ne è la prova il numero relativamente ridotto di attentati, considerando una situazione interna ed esterna sicuramente molto più calda rispetto a paesi, come l’Italia, che possono giocare proprio sulla presenza del “cuscinetto” della Turchia che li separa fisicamente dalle zone a rischio.