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Spunta appena si imbocca un vicoletto poco distante dal Kordon, nella zona di Karataş, Izmir.

È un palazzetto a scacchi marroni e verdi, con una piccola cupola che si intravede dietro, quasi una gobba. Così si presenta lo storico hamam “Höşgör”, il cui nome tradotto è indulgenza, pazienza, comprensione. Termini riferiti esclusivamente a Dio, visto che gli hamam nacquero poco dopo la fondazione della religione islamica, come luogo in cui ogni musulmano adulto e sano avrebbe dovuto assolvere cinque volte al giorno le sue abluzioni. Posizionati spesso non molto distanti dalle moschee, ciò ha fatto sì che gli hamam godessero subito di una certa popolarità nelle civiltà islamiche.

Molto presto però questo posto iniziò a rivestire una precisa funzione sociale: tra i profumi e i saponi, avvolti dal vapore e in totale rilassamento psico-fisico, divenne lo spazio ideale per incontrarsi, socializzare con persone dello stesso sesso, curare il corpo ma anche portare a termine progetti economici vantaggiosi.

Nell’Hoşgör hamamı, appoggiato alla ringhiera delle scale che portano all’ingresso principale, di solito c’è un cartello con su scritto a caratteri chiari e in rosso “BAYAN” se è il momento delle donne e “BAY” se è l’ora dell’ingresso maschile. Contrariamente infatti a quanto si pensa in Europa, negli hamam turchi non esiste nessun tipo di promiscuità, a meno che non sia molto grande da poter ospitare uomini e donne contemporaneamente ma in spazi del tutto separati. La maggior parte dei bagni turchi attua una suddivisione oraria abbastanza standard: le donne nelle fasce più comode, dalle 11 alle 17, e gli uomini in quelle serali o di primo mattino.

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Quando si entra in questo hamam si viene accolti da una signora turca che riesce a comunicare con poche parole in inglese ma, quello che più si sente, più delle parole, è il forte profumo emanato dai saponi provenienti dai locali attigui, dove avvengono i massaggi. Al centro della stanza principale c’è una piccola fontana in marmo che prima, probabilmente, doveva contenere acqua ma che ora adorna e rende accogliente ancora di più l’ingresso del bagno turco. Intorno, su ringhiere di legno, tanti asciugamano colorati.

Il tempo di spogliarsi e di mettere le proprie cose da parte e subito si va in una piccola stanzetta, molto calda, in cui si può stare al massimo 20 minuti. Passato questo breve tempo, si va nel vero “salotto” dell’hamam dove c’è il “göbek taşı” (pietra ombelicale), che è una grossa piattaforma di marmo riscaldata.

Sulle nostre teste il grande abbraccio della curva della cupola e, di tanto in tanto, proprio da lì cadono piccole gocce d’acqua create dal vapore presente nella stanza. Ed è sulla “pietra ombelicale” che si consuma il rito: ci si stende sul marmo caldo con le mani sapienti delle massaggiatrici che iniziano a strofinare il nostro corpo con il “kese”, un guanto che rende morbida la pelle, e si continua poi con un massaggio al sapone fatto con soda e olio d’oliva.

Qui, lungo le pareti, ci sono marmi bianchi su cui sedersi e aspettare il proprio turno. Ogni posto a sedere è intervallato da piccole vasche con rubinetti di acqua calda e fredda così che, nell’attesa, ci si può versare dell’acqua sui piedi o in testa. In alto, piccoli punti di luce, finestre a forma circolare arancioni, blu e bianche. Intorno, sorrisi, chiacchiere, confidenze tra donne, ma qui in Turchia tutto è molto silenzioso e sembra di essere spettatori di un film muto.

Hoşgör non è un luogo turistico, non si ha l’impressione di essere in una s.p.a come succede in alcuni bagni turchi di Istanbul, in cui viene perso di vista il valore sociale e culturale di questo luogo.

Qui la clientela è composta da donne di ceto sociale medio che, per salute, più che per estetica, di tanto in tanto trascorrono un pomeriggio in hamam. Dopo il bagno turco, tutte insieme a prende un thè oppure un ayran, e si chiacchiera, anche con me, che non sono turca. Almeno proviamo a comunicare. Il mio stupore e la mia curiosità vengono premiati da queste donne che mi sorridono consapevoli di quanto per me sia nuova questa esperienza.

E allora… Hamama giren terler! (Se entri in un hamam preparati a sudare!)