La Turchia è al ventottesimo posto della classifica mondiale per apertura dei dati, a solo tre posizioni di distanza dall’Italia che si classifica al venticinquesimo gradino della scala. E’ quanto emerge dal Global OpenData Index 2014, la classifica realizzata dalla Open Knowledge Foundation Network nel 2013 che raccoglie gli appassionati di apertura e trasparenza dei dati attraverso patrocini, tecnologia e formazione, al fine di abilitare le persone a lavorare con i dati per creare e condividere conoscenza.

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OpendataIndex2014

Secondo le rilevazioni fatte dal Global OpenData Index, che ha preso in esame 104 dataset in 97 paesi e per la prima volta include la penisola anatolica, i dati maggiormente aperti in Turchia sono quelli relativi all’inquinamento, ai trasporti, alle statistiche nazionali e al budget del Governo mentre non sono accessibili quelli relativi alla Spesa Centrale e la georeferenziazione dei codici di avviamento postale (normalmente utilizzati per collegare i dati ad una specifica area geografica) . I rimanenti risultano mediamente aperti. In sette casi su dieci, i dati sono forniti digitalmente, magari sotto forma di file PDF, ma non in formati in grado di essere elaborati come, ad esempio, un file Excel.

Il primo posto lo guadagna il Regno Unito in cui tutti gli insiemi di dati presi in considrazione risultano essere aperti in media al 96%. Nella top20 troviamo inoltre paesi come la Nuova Zelanda (#5), l’India (#10), Taiwan (#11), Colombia (#12), Romania (#16) e il Chile (#19). Meno paerti rispetto alla Turchia sono, ad esempio, Israele (#40) e Grecia (#54) e la quasi totalità dei paesi arabi.

L’Italia conquista il primo posto al mondo per l’apertura completa dei dati reiativi al Budget Governativo e alle Statistiche Nazionali che, secondo Open Knowledge, sono aperti al 100% mentre registra un forte miglioramento nell’apertura dei dati relativi ai risultati elettorali, passando dal 30% del 2013 al 100% del 2014, e nel dati relativi alle leggi (dal 50% al 90%). Peggiorano, invece, quelli sulla Spesa (dal 20% al 10%) e le Mappe Nazionali (dal 90% al 15%).

Secondo l’OpenKnowledge Foundation, comunque, vi è un generale rallentamento da parte dei governi nell’apertura dei dati e, in particolare, proprio in quelli relativi alla spesa statale, rilevando inoltre che in media solo l’11% dei dataset considerati risultano aperti.

Cosa sono i dati aperti

I dati aperti, comunemente detti open data, indicanoalcune tipologie di dati liberamente accessibili a tutti, privi di brevetti o altre forme di controllo che ne limitino la riproduzione e le cui restrizioni di copyright eventualmente si limitano ad obbligare di citare la fonte o al rilascio delle modifiche allo stesso modo [con cui vengono rilasciati]” [Wikipedia].

Il tema, negli ultimi anni, è divenuto centrale nella politica indicando il grado di apertura dei governi nel pubblicare dati “grezzi” e renderli disponibili per le elaborazioni da parte di tutti: dati di bilancio, di budget ma anche dati socio economici, di infrastrutture, ambientali e via dicendo.

Il principio da cui parte la filosofia degli open data è quella di arricchire di informazioni i dati raccolti, al fine di renderli utili ed aiutare il governo a prendere decisioni sul tema. Una forma, quindi, di democrazia partecipativa in cui tutti possono accedere ai dati, analizzarli, perfezionarli e ridistribuirli.

Come viene calcolato l’indice

Il Global OpenData Index prende in considerazione alcuni insiemi di dati: l’inquinamento, gli orari dei trasporti, la spesa del governo, statistiche nazionali, budget governativo, legislazione, il registro delle imprese, le mappe territoriali, i codici di avviamento postale e i risultati delle elezioni.

Per determinare il grado di apertura viene verificato se i dati esistono e se vengono raccolti da fonti ufficiali; se sono o meno in formato digitale; se sono o meno pubblici (cioè pubblicati su internet); se sono o meno distribuiti gratuitamente; se sono o meno scaricabili sul proprio pc; se sono o meno elaborabili; se il dataset (insieme di dati) è completo o parziale, mostrando solo una parte dei dati; con quale tipo di licenza vengono distribuiti e a quale condizione; se vengono aggiornati periodicamente.