I levantini “Sono gli ultimi testimoni di un mondo che non esiste più”. Così inizia l’articolo di Ansamed a firma di Cristiana Missori dedicato a raccontare la lunga storia della comunità italo-levantina di Smirne. “Sono gli italo-levantini di Smirne, discendenti di antiche famiglie di mercanti, banchieri, notai, diplomatici e commercianti insediatisi nella città affacciata sull’Egeo, un tempo capitale economica dell’Impero ottomano.”

“Genovesi, veneziani, amalfitani e pisani, giunti al tempo delle crociate e delle repubbliche marinare, che vivevano al fianco dei greci, armeni, francesi, maltesi, olandesi e britannici. Uniti da un comune denominatore: provenire da occidente e vivere in una città del Mediterraneo orientale (come Costantinopoli e poi Istanbul, Salonicco, Alessandria d’Egitto, Candia, Giaffa). Oggi Smirne – città cosmopolita e più aperta di tutta la Turchia – conta forse 300 levantini doc. sui circa 1.100 italiani registrati. Si chiamano Sbisà, de Portu, Aliotti, Aliberti o Baltazzi e, malgrado il crollo dell’Impero ottomano e la nascita della Turchia moderna, hanno scelto di vivere qui. ”Oggi la comunità levantina va riducendosi sempre di più, per via dei matrimoni misti”, racconta ad ANSAmed il console generale d’Italia, Luigi Iannuzzi. Un tempo, infatti, ”i levantini si sposavano unicamente fra di loro”, dal momento che non erano consentiti matrimoni con i cittadini dell’Impero. Alessandro Baltazzi, a 78 anni, viene ritenuto da molti la memoria storica della comunità italo-levantina di Smirne.”

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