Approvato all’interno del Disegno di Legge sull’IRPEF, lo stesso che ha istituito gli 80 Euro in busta paga, l’emendamento che prevede una tassa di 300 euro da pagare al Consolato d’Italia al momento della presentazione della domanda di cittadinanza italiana.

Passato in secondo piano nella maggior parte dei mezzi d’informazione (fatta eccezione per Il Sole 24 Ore) a favore della notizia dell’aumento dei costi di Passaporto e degli 80 euro in busta paga, il decreto Irpef  ha visto la presentazione, e l’approvazione, di un emendamento a firma dell’on. Tonini (PD) che riguarda principalmente i coniugi e i figli dei cittadini Italiani.

300 euro per diventare cittadini italiani

L’emendamento contiene solo una piccola frase, che però determinerà un cambiamento sostanziale nel diritto di acquizione della cittadinanza italiana. Si legge nel testo: «Diritti da riscuotere per il trattamento della domanda di riconoscimento della cittadinanza italiana di persona maggiorenne» viene fissata in «300 euro».

Qui il testo del DL Irpef [A pagina 3, sotto la voce “All’Articolo 5” il testo in oggetto]

Secondo l’On. Tonini, promotore dell’emendamento, tale riforma si rende necessaria perchè “In America latina, in particolare in Argentina ci sono liste d’attesa molto lunghe di persone che hanno chiesto la cittadinanza poiché discendenti di italiani. Sinora la pratica era gratis e passa a 300 euro. L’intenzione è quella di utilizzare parte delle risorse per aumentare il personale a contratto in loco per smaltire le pratiche arretrate“.

E’ chiaro che una somma di 300 euro può costituire un deterrente e, quindi, un incentivo a non presentare domanda in piena violazione del “riconoscimento” garantito dall’ordinamento Italiano, in particolare in quei paesi in cui, come la Turchia, 300 euro rappresentano quasi uno stipendio base.